domenica 5 giugno 2011

La televisione in Italia: potente mezzo di informazione utilizzato però per modellare le menti. Ad affermarlo è stato Karl Popper

Secondo Karl Popper, non si può distinguere nettamente tra educazione ed informazione, ogni informazione infatti è già scelta di significati e pertanto responsabilità educativa, di cui gli operatori devono essere consapevoli; nella difesa di una pretesa imparzialità dell'informazione non ci si può appellare del resto a valori pretestuosamente liberali, il liberalismo dà anzi grande importanza proprio all'educazione - illustrata dalla psicologia della crescita come esperienza di adattamento - oltre che alla responsabilità, al controllo del potere e al rispetto della libertà del vicino. Alla domanda:  Lei pensa che la televisione dovrebbe avere una funzione educativa? Il filosofo contemporaneo risponde con testuali parole: “Penso proprio di sì. Credo che distinguere in questo caso tra educare e informare non è soltanto falso, ma decisamente disonesto. Mi dispiace doverlo dire. Non ci può essere informazione che non esprima una certa tendenza. E ciò si vede già nella scelta dei contenuti, quando si deve scegliere su che cosa la gente dovrà essere informata. Per fare questo bisogna aver già stabilito in anticipo che cosa si pensa dei fatti, decidere circa il loro interesse e il loro significato. Questo basta a dimostrare che non esiste informazione che non sia "di tendenza". Bisogna scegliere, e il nostro intendimento determina la nostra scelta. Così, per esempio, Lei può chiedere a qualsiasi professionista della televisione di far parlare una persona frontalmente o di farla parlare di profilo: c'è una bella differenza! Tutto è il risultato di una scelta. Dire che esiste della pura informazione, come semplice trasmissione di fatti, è falso. Voi tentate continuamente di imporre il vostro punto di vista al telespettatore e non potete impedirvi di farlo. Perciò la distinzione tra educare ed informare non regge. Ma questa distinzione non è semplicemente falsa, essa risponde piuttosto ad un preciso obiettivo, perché permette di dire: "Noi siamo obiettivi, vi comunichiamo soltanto i fatti, i fatti come sono e non i fatti come vorremmo che voi li vedeste: i fatti semplicemente come sono". Questo è falso! D'altronde si parla dell'educazione come di una imposizione necessaria. L'insegnante impone il suo punto di vista all'allievo, al ragazzo che deve essere educato. L'educatore è gravato da una grande responsabilità, mentre colui che informa, il "puro informatore", pare che non ne abbia alcuna. Ma questa differenza non esiste. Se voi siete informatori responsabili, siete anche educatori. Ma se siete educatori irresponsabili, voi state trasgredendo le regole del gioco. Lei non può sottrarsi all'obbligo di educare. Lei come educatore ha una grande responsabilità e così pure la televisione ha una grande responsabilità. Io credo che la maggioranza dei professionisti della televisione non si rendano conto appieno della loro responsabilità. Credo che non siano capaci di valutare l'ampiezza del loro potere. La televisione ha un immenso potere educativo e questo potere può far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della legge o da quello della violenza. E' evidente che si tratta di cose terribili! Lei mi dice che io difendo, contro l'ideale liberale, il fatto che le persone debbano essere educate e non informate. Questo ideale sedicente liberale è stato inventato "ad hoc" per non dover rivedere e trasformare il mondo dell'informazione. E' stato inventato proprio e soltanto per questo. Non è stato mai veramente un ideale liberale. Il liberalismo classico sotto tutte le sue forme ha sempre accordato una grande importanza all'educazione e un'importanza ancora più grande alla responsabilità. D'altronde tutte le correnti del liberalismo classico hanno insistito sulla necessità di controllare il potere. Il miglior mezzo è quello dell'autocontrollo. Un certo autocontrollo ci deve essere in ogni caso. Ogni potere, e soprattutto un potere gigantesco come quello della televisione, deve essere controllato. La televisione può distruggere la civiltà. Che cos'è la civiltà? E' la lotta contro la violenza. C'è progresso civile, se c'è lotta alla violenza in nome della pace tra le nazioni, all'interno delle nazioni e, prima di tutto, all'interno delle nostre case. La televisione costituisce una minaccia per tutto questo. La minaccia, beninteso, sarebbe peggiore sotto una dittatura poiché in questo caso ci sarebbe una vera manipolazione allo scopo di far accettare ai cittadini la dittatura. E come ha mostrato Orwell ciò può avvenire senza che la gente si renda conto di ciò che sta succedendo. In ogni caso non ha senso discutere sui pericoli potenziali della televisione. E' sul suo potere attuale che bisogna riflettere e chiedersi se non sia male impiegato. Bisogna piuttosto domandarsi, in rapporto al potere attuale della televisione, se non sia mal impiegato. Io credo che questo avvenga spesso La mia esperienza dell'ambiente televisivo mi insegna infatti che i suoi professionisti non sanno quello che fanno. Si pongono scopi del tipo "essere realisti", "essere avvincenti", "interessare", "eccitare". Questi sono gli obiettivi che si pongono esplicitamente. Ciò che misura l'arte, la tecnica di un uomo di televisione è realizzare tali obiettivi. Non ha coscienza della sua funzione educativa, non ha coscienza del potere enorme che esercita. Lei mi aveva posto la domanda: "Secondo la dottrina liberale l'individuo deve avere le sue responsabilità?", le rispondo: tutto va bene finché si assume delle responsabilità e vi conforma i suoi comportamenti. Ma se diventa violento e aggredisce i suoi vicini deve essere punito. C'è una bella battuta sulla libertà, nata in un tribunale americano. Un uomo dice: "Sono un uomo libero e quindi posso dirigere il mio pugno in qualsiasi direzione". Al che il giudice gli risponde: "E' vero che lei è un uomo libero, ma il limite al movimento del suo pugno è il naso del suo vicino!" In due parole se vogliamo una società da cui, nei limiti del possibile, la violenza sia esclusa e punita solo in caso di necessità, il limite del vostro movimento è il naso del vostro vicino. Questo è il fondamento di una società civile. E' una cosa semplice da definire. Ci sono due tipi di società: il primo è quello dove regna la legge, in cui la legge è introdotta e perfezionata gradualmente in funzione dei seguenti scopi: limitare, solo quando è necessario, la libertà individuale ed evitare per quanto possibile la violenza. Ecco il principio razionale che deve ispirare la legge. Il contenuto della legge deve essere semplicemente, come dicevo prima, che il naso del mio vicino segni un limite al libero movimento dei miei pugni, o meglio che quel limite sia stabilito a una distanza, diciamo di 8 centimetri , dal naso del mio vicino. Questo deve dire una buona legge. La seconda possibilità è il regno del terrore, il regno della violenza e della paura. Ne abbiamo vista troppa, in particolare sotto i regimi nazista e comunista. Milioni e milioni di persone hanno sofferto nei modi più orribili sotto il regno della violenza. Noi dobbiamo lavorare attivamente per contrastarlo. Perciò bisogna formare gli individui alla civiltà, influendo sulle loro aspettative. Questo è il mio progetto educativo.”” Bisogna privare il consumatore del suo piacere? Si tratta dello stesso principio: bisogna privare di una quota di piacere l'uomo che ha comprato un'automobile che corre a 300 all'ora? Sì, se il suo piacere costituisce un pericolo per gli altri. Lo stesso si può dire per la violenza in televisione. Certi guidatori potrebbero non avere incidenti a 300 all'ora anche attraversando una città. Si potrebbe dire che essi, a differenza di altri, non costituiscono pericolo. Ma la legge deve avere una certa universalità. Non si possono fare dei test alla gente e dire all'uno: "La tua velocità massima deve essere di 70 Km all'ora" e all'altro "per te invece è di 200 Km all'ora". E' impossibile. Certe persone con il loro atteggiamento di rifiuto della violenza non diventerebbero pericolose anche se vedessero le peggiori cose alla televisione, mentre altri possono esserne influenzati. Non si può negare che in molte vicende criminali, l'assassino è in grado di citare con precisione il film o il telefilm che gli ha fornito l'idea del suo delitto. E' un fenomeno abbastanza frequente, benché non succeda sempre. Ma è spesso possibile identificare il momento in cui l'idea di un delitto o della violenza è stata suggerita al suo autore.
“ “C'è una escalation nel modo di fare televisione. Le cose devono essere rappresentate sempre più forti, sempre più realistiche e orribili. Questa escalation è cominciata qualche anno fa. E dopo di allora le cose sono peggiorate continuamente. E' dunque estremamente urgente intervenire. E non vedo perché lo stesso argomento non dovrebbe valere per il cinema, i libri e i giornali. Secondo me esiste un solo metodo valido: quello della autoregolamentazione, dell'autocensura, non della censura. Gli irresponsabili devono essere ricusati dai loro colleghi. E' un metodo perfettamente liberale in una società retta dal diritto e non dal terrore. Ed è una cosa semplice, non ci trovo niente di complicato.”
Ma allora ci si chiede perché in Italia invece di discutere dei problemi seri occorre votare sul nucleare o sul legittimo impedimento per evitare che chi ci governa mandi allo sfascio completo questo paese? Perché invece proposte intelligenti e sicuramente più ponderate e redditizie di altri autori di tale fama non vengono neanche presi in considerazione?
Siamo noi popolo che in quanto pigri e oziosi preferiamo vedere show di ridicole ballerine con tanga e tacchi alti che fanno dei balletti ridicoli ?
Siamo noi che abbiamo deciso questo per il nostro paese ? Per i nostri figli ? Forse allora ci meritiamo tutto questo e non dovremmo neanche lamentarci …
Se non la pensi cosi allora perché non agisci?

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